LA LOTTA PER IL TEATRO ¬02 SETTANTA9 prende le mosse da uno scomodo anniversario extra-teatrale: il processo del 7 aprile 1979 in cui venne sferrato un colpo durissimo all’Autonomia Operaia, sigillo posto sulla sconfitta del movimento del Settantasette. Con l’occhio del teatro, delle arti performative e visive – in piedi su quel punto nel tempo – vogliamo guardare alle spalle di quell’avvenimento, indietro verso i Settanta e avanti, verso gli Ottanta, momento complesso e irriducibile a una lettura univoca, comunemente percepita come un transito verso un imperante ritorno all’ordine nelle estetiche e nella politica.
Un transito che intendiamo invece sfatare. Si tratta di affrontare la narrazione che vede gli anni Settanta come un periodo di esaurimento di quell’istanza di radicale democratizzazione che aveva interessato anche la dimensione estetica; di guardare a fondo, se già nel 1971 un critico militante – interpellato alla Biennale di Venezia – denunciava la fine del Nuovo Teatro; se i cosiddetti Radicals trovarono rifugio nell’utopia mentre lo scontro si inaspriva, chiudendo un occhio sulla crescente cooptazione del lavoro creativo nella macchina capitalista; se l’Ideologia del traditore annunciava la stagione del ritorno alla pittura, vendetta nei confronti della dematerializzazione dell’oggetto artistico.
È come se il teatro, l’architettura e l’arte avessero anticipato la sconfitta del movimento in un mix di realismo, amarezza e sollievo. Il vaticinio della fine?
Eppure, prima, c’era stato molto di più che non può essere appiattito sulle posizioni delle avanguardie armate. Se la politica arretrò in favore dell’etica, quel di più fu il modo attraverso cui le estetiche teatrali reagirono alla fine dei blocchi contrapposti, delle grandi narrazioni, fu la condizione necessaria per fare i conti con la rete dei biopoteri che, sempre più capillarmente, lavoravano al livello della vita e dei corpi, direttamente dentro il sociale, frammentandolo.
LA LOTTA PER IL TEATRO ¬02 SETTANTA9 apre a una riflessione sui decenni passati per intervenire nella contemporaneità, momento in cui il neoliberismo si presenta a tinte fosche: nazionalismo, sovranismo, sessismo, razzismo. Quali effetti ha questa ondata reazionaria sulle industrie culturali? Ma soprattutto, in uno scenario sociale segnato da nuove polarizzazioni, cosa possono il teatro e le arti?
Università IUAV di Venezia Ex Cotonificio Veneziano Santa Marta >>>> 13/15 novembre 2019
Convegno internazionale
SETTANTA9. LA LOTTA PER IL TEATRO #02
incontri | conversazioni | proiezioni | materiali d’archivio | musica
A cura di: Marco Baravalle, Maria Grazia Berlangieri, Stefano Brilli, Ilenia Caleo Leni Kall, Giada Cipollone, Piersandra Di Matteo, Annalisa Sacchi e Stefano Tomassini
Partecipano: Toni Negri, Gianni Manzella, Alessandra Vanzi, Gregory Sholette, Franco Berardi Bifo, Jennifer Malvezzi, Valentina Valentini, Giorgio Barberio Corsetti, Michele Di Stefano, Marco Assennato, Marco Solari, Lorenzo Mango, Francesca Corona, Mario Lupano, Maurizio Lazzarato, Marco Scotini, Silvia Fanti, Viviana Gravano, Marion D’ Amburgo, Nicolas Martino, Ippolita Avalli, Caterina Serra, Jonida Prifti, Stefano di Trapani.
In collaborazione con Laboratorio Occupato Morion (Venezia), Sale Docks
Si ringraziano Piero Marsili Libelli e Monica Nannini